Dal 6 all’8 ottobre 2023 si è svolto a Mantova l‘Hackathon MITH | Making Innovation Through Heritage – Cantieri Aperti Digitali promosso dal Politecnico di Milano – Polo territoriale di Mantova per progettare sul tema della valorizzazione del patrimonio culturale in connessione al cantiere di restauro.

Alla base dell’hackathon i seguenti obiettivi: ideare, progettare e prototipare un sistema di comunicazione per portare la conoscenza del cantiere di restauro fuori dal proprio perimetro e diffonderla oltre la cerchia degli addetti ai lavori. I materiali da impiegare, le tecnologie, le modalità narrative e, più in generale, la definizione dell’intero sistema di comunicazione design erano a discrezione dei team in quanto parte fondamentale del concept e dell’idea progettuale.

L’hackathon è organizzato dal Politecnico di Milano – Polo territoriale di Mantova, in rete con il Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale” e l’Università degli studi di Brescia, in collaborazione con Laboratorio Territoriale Occupabilità – LTO Mantova, all’interno del progetto “Mantova: Laboratorio territoriale diffuso per l’innovazione e l’occupabilità” sostenuto da Fondazione Cariverona e promosso/realizzato da Camera di Commercio (Ente Capofila), Provincia e Comune di Mantova, Politecnico di Milano, Unimore, PromoImpresa – Borsa Merci, ForMa, Istituto Manzoni (Istituto capofila della Rete Alternanza/PCTO Mantova) e Istituto Sanfelice (Istituto capofila della rete LTO Mantova).

IL TEMA
La valorizzazione del Bene Culturale passa attraverso numerose e differenti attività. “Accrescere il valore” significa sviluppare la cultura del prendersi cura del bene, riconoscere che le sue caratteristiche sono importanti, che sono patrimonio di tutti e devono essere preservate il più a lungo possibile.
In questa ottica gli interventi di conservazione possono essere una opportunità e una occasione per valorizzare un bene (o contribuire alla valorizzazione) condividendo con tutti le prassi operative, i dati emersi e facendo conoscere le diverse professionalità coinvolte. Diventa così fondamentale il ruolo della comunicazione quale strumento per diffondere la cultura del restauro e coinvolgere il pubblico, con attività di tipo partecipativo e divulgativo. Oggi ancor di più, la possibilità di rendere accessibili a tutti contenuti e informazioni, in modalità virtuale, contribuisce anche in questa fase all’obiettivo di creare una connessione tra Persone e Patrimonio culturale e riconoscerne i valori.
L’intervento di restauro non deve quindi restare nascosto dietro a un telo -non basta più stampare la facciata del bene sui teli del cantiere-, né essere appannaggio di pochi: può e deve essere esposto, visibile, preferibilmente durante tutto il suo processo. I grandi sostenitori dei Beni Culturali, dai privati alle Fondazioni, sono sempre più consapevoli di questo processo e spingono perché venga data visibilità all’intervento durante tutta l’operazione.
Conoscere le prassi operative del restauratore impegnato nel suo lavoro, osservare gli interventi sulle superfici o seguire gli avanzamenti della messa in sicurezza anche in situazioni di crisi diventano modalità dirette per fruire e valorizzare il patrimonio culturale e le professioni che se ne prendono cura.
Antesignani di questo approccio sono i “cantieri aperti, visite che consentono di entrare nel cantiere di restauro. Tal pratica, tuttavia, solleva una serie di problemi legati alla necessità di mettere in sicurezza il sito per grandi numeri di visitatori (magari anche non esperti), di renderli accessibili a diverse necessità e spesso anche di interrompere il lavoro per consentire la visita. Ciò determina difficoltà oggettive che portano a minimizzare la visita al cantiere in termini di frequenza e di durata. Le tecnologie digitali oggi possono sopperire a queste difficoltà amplificando le possibilità di far conoscere e rendere accessibile il patrimonio culturale a tutti in un momento particolarmente delicato della storia conservativa e diffondendo quindi la cultura del prendersi cura. Realtà virtuale, sistemi di immagine e di monitoraggio, action-cam, gamification e molti altri strumenti possono essere di grande utilità in questo contesto.

L’AVVIO
L’hackathon è partito venerdì 6 ottobre davanti a una platea di quasi 50 partecipanti interessati al tema del restauro e del patrimonio culturale con un seminario che ha visto protagonisti:

  • il Politecnico di Milano – Polo territoriale di Mantova, rappresentato dal professore Andrea Adami, promotore dell’hackathon in sinergia con il laboratorio LTO Mantova, rappresentato dal project manager Andrea Poltronieri;
  • il Centro Conservazione e Restauro La Venaria Reale rappresentato da Michela Cardinali e Lara Coniglio, rispettivamente direttrice e responsabile della Scuola di Alta Formazione e Servizi Educativi e Fruizione, che hanno curato gli interventi “Art as experience: Il cantiere di restauro. Comunicare la complessità” e “Raccontare il patrimonio culturale e chi se ne prende cura. Le esperienze educative del Centro Conservazione e Restauro”;
  • l’Università degli Studi di Brescia, rappresentata dalla professoressa Barbara Scala che parlato di “Cantieri del restauro architettonico” e “Accessibilità e sicurezza”.
  • due interlocutori del territorio che lavorano nel settore e in particolare Bottoli Costruzioni SRL, rappresentata dall’architetto Gabriele Marangoni e dalla restauratrice Giovanna Gola, e TimelapseLaB, rappresentata dall’ingegnere Damiano Bauce.

Al termine dell’evento i team hanno avviato il lavoro di ideazione e progettazione affiancati dai seguenti esperti di informatica, fabbricazione digitale e prototipatizione rapida: l’ingegnere informatico Alessandro Grandi presidente dell’Associazione Digital Dreamers, l’architetto Cristiana Giordano e il designer Massimiliano D’Angelo di LTO Mantova.

I RISULTATI
Sono stati 18 i partecipanti effettivi all’hackathon suddivisi in 6 team di lavoro costituiti principalmente da architetti e studenti di architettura, ma aperti anche a designer e informatici.
Domenica 8 ottobre presso il Politecnico di Milano – Polo territoriale di Mantova i team hanno presentato il proprio lavoro alla commissione giudicatrice che ha selezionato i tre progetti vincitori sulla base dei seguenti parametri:

  • Validità, originalità e innovatività dell’idea progettuale (25 punti);
  • Capacità del progetto di raccontare il cantiere di restauro (25 punti);
  • Design della soluzione progettata (10 punti);
  • Fattibilità della soluzione progettata (20 punti);
  • Potenzialità, sviluppo e ricadute della soluzione progettata (10 punti);
  • Capacità di presentazione della soluzione progettata (10 punti).

Il podio è composto da:

  1. Primo premio di 1.500 € al progetto BRICK – Building Restoration Interactive Cultural Knowledge, ideato da Marco Frassetto, Riccardo Giuseppe Meneghello e Farhan Iman Qalbain, che si concretizza in una piattaforma/applicazione digitale in grado di usare l’intelligenza artificiale per raccontare il bene, il cantiere e spiegare il restauro ai non addetti ai lavori interfacciandosi con dei totem/pannelli collocati al suo esterno;
  2. Secondo premio di 1.000 € al progetto MASTRI DEL CANTIERE, ideato da Tatiana Martinez M, ovvero un videogioco a livelli per evolversi da Umarell a Restauratore acquisendo così consapevolezza sul patrimonio e sul processo del cantiere;
  3. Terzo premio di 500 € al progetto CANTIERI IN SCENA, ideato da Riccardo Beccaro, Mattia Costa e Davide Curletto, ovvero un vero e proprio processo di spettacolarizzazione degli involucri esterni di un cantiere di restauro architettonico che si concretizza in 3 step a partire da un contest per graficizzare il telo esterno fino al coinvolgimento dell’utente attraverso un percorso sensoriale guidato a terra e in altezza.

Di seguito gli altri progetti ideati:

  • IRE – Immersive Restoration Experience, ideato da Giacomo Ascari, Francesco Ioriatti, Francesco Mecatti e Nicol Milani, una vera e propria stanza per un’esperienza immersiva virtuale del cantiere con realtà virtuale e suoni;
  • CANTIERI360, ideato da Camilla Giulia Bonaglia, Maria Gaia Cicconi, Sara Raffaglio e Costa Gabrielle Ribeiro, una sorta di “finestra sul cantiere” per sbirciare all’interno sia fisicamente attraverso un pannello esplicativo speciale sia virtualmente attraverso una piattaforma web interattiva;
  • HIVE MIND – Heritage Information Visual Environment, ideato da Doga Bitik, Yalin Ozer, Irina Chukanova e Leila Omidi, un’implementazione dello strumento BIM a uso delle aziende per raccontare il cantiere e il patrimonio culturale in fase di restauro.